La Storia

La Storia

Nel 1893 comincia a maturare l’idea di costruire nel borgo di Anticoli un grande complesso alberghiero che si concretizza qualche decennio più tardi dopo varie vicende. La famiglia Girani, proprietaria dei terreni, affida la progettazione dell’opera all’architetto Giovan Battista Giovenale. In realtà nel XIX secolo non sono usuali le distinzioni tra la professione dell’architetto e quella dell’ingegnere che vengono entrambe esercitate dal professionista.

Il Grand Hotel Teatro Casinò di Piazza dell’Olmo

Nelle cartelle di Giovan Battista troviamo sempre il titolo di ingegnere ma noi continuiamo a raffigurarlo come architetto, termine quasi sempre utilizzato dalla critica storica. Giovenale, architetto già noto a Roma, nasce nel 1849 e fino alla sua morte avvenuta nel 1934 si distingue come architetto ma soprattutto per la sua capacità di restauratore. E’ tra gli iniziatori a Roma del revival Barocco realizzando importanti progetti come: la cripta di S. Cecilia in Trastevere, il restauro della chiesa di S.Maria in Cosmedin, i palazzi Siemens e Wedekind in Piazza Colonna attuale sede de “Il Tempo”, il casamento Mencacci-Pericoli (1886-1890) - attuale Hotel Tritone -, i casamenti Spithower (1886) e Tombari (1888), la risistemazione dei palazzi Theodoli, Malatesta (oggi Pecci Blunt) e Costaguti.

Una breve pausa riflessiva ed una curiosa coincidenza, ovviamente casuale, ovvero il fatto che Giovenale ha restaurato la casa di Martino V a Genazzano. Oddone Colonna ovvero Martino V è il pontefice che nel 1425 concede in uso perpetuo al popolo di Fiuggi, all’epoca sotto il controllo dello stato pontificio, la concessione perpetua della sorgente delle acque curative “Fiujy” da cui la città ha praticamente ricevuto fama e notorietà.

Giovenale, nel periodo che lo vede impegnato nei progetti di Fiuggi allarga il suo lavoro anche nel territorio degli “Ernici” ed al comune di Alatri lascia alcune tracce importanti. Qui lavora per il restauro del Palazzo Comunale in cui oggi è insediato il Municipio della città di Alatri e per l’acropoli.

A proposito della storia relativa alla costruzione del Grand Hotel - Caffè - Teatro - Casinò partiamo dall’origine ovvero dall’Ing. Celestino Carlini, membro del Consiglio Comunale della città e proprietario dell’area su cui nascerà uno degli edifici più importanti per la spinta turistica di Fiuggi. Il Carlini cederà l’area a Giuseppe ‘Peppino’ Girani che nel 1911 aprirà i battenti dell’Hotel. Girani venderà in seguito l’immobile alla famiglia Federici. Per la sistemazione dell’area e delle pertinenze del Grand Hotel vengono comunque acquisiti anche altri terreni privati. La famiglia D’Amico con atto del 11 gennaio del 1893, infatti, aveva ceduto 770 mq di terreno al sig. Benedetto Terrinoni che successivamente lo girò alla Società Alberghi e Terme per la realizzazione di aree ed edifici da asservire al Grand Hotel insieme ad altri piccoli appezzamenti sempre di proprietà della famiglia D’Amico.

Giovan Battista Giovenale sembrerebbe, notizia tratta da appunti di cronaca dell’epoca senza però averne la certezza, che sia accompagnato in questa progettazione da un altro noto architetto, stimato frequentatore di questo territorio Clemente Busiri Vici. C’è da dire che l’opera progettuale di Giobatta Giovenale relativa al Grand Hotel Teatro-Casinò è immensa: centinaia di schizzi relativi a proposte per la realizzazione, progetti di giardini e loggiati, soluzioni per le sistemazioni esterne. Tanto materiale che ha prodotto, comunque, una importante struttura liberty dal sapore eclettico determinante per la storia di questa città.

Le sistemazioni delle aree esterne però non sono state del tutto realizzate. Le poche opere che sono state improntate e tracciate all’epoca dell’apertura con il tempo sono state trasformate ed annullate definitivamente quando l’amministrazione comunale decide di riaprire la struttura, rimasta chiusa fino agli anni sessanta. Il parco del Grand Hotel Casinò, dove Giovenale aveva progettato anche una vasca termale, belvederi e giardini è diventato uno spazio pubblico per la mobilità e per i servizi. La prima pietra dell’importante opera viene posta nel 1908 (c’è da dire però che il materiale pubblicitario di promozione del Grand Hotel comincia a girare già nel 1906) e l’ultimazione è portata a termine nel 1910. Il complesso edilizio è realizzato con una struttura in cemento armato, novità straordinaria in questo periodo per le località della provincia italiana. Il calcolo e i disegni della struttura in cemento armato vengono eseguiti dall’Ing. Guidi antesignano dell’ingegneria italiana moderna, padre del noto Professore Ingegnere Carlo Cestelli - Guidi, figura di spicco del panorama italiano del XX secolo, docente di tecnica delle costruzioni presso la facoltà di Architettura di Roma ed autore di opere importanti nel campo dell’ingegneria strutturale oltre che trattati scientifici. Questa architettura trova ancora oggi, sorprendentemente una sua validità nei ricchi portali, nelle monumentali scalee, nelle ampie finestre, nei balconi dalle gonfie ringhiere, nelle lesene sagomate e modanate secondo quello stile “fin de siecle” molto caro alle città termali. Il complesso è composto da due costruzioni:

la prima nasce con due importanti sale, una adibita all’inizio come sala da gioco, poi da ballo, oggi impiegata per conferenze ed esposizioni; l’altra come teatro comunale, al piano seminterrato vi è la sala club, poi destinata a vari usi. Agli inizi i locali funzionano come “Casinò” ove si gioca alla roulette, bakarà e altri giuochi d’azzardo, tollerati ma che, con l’avvento del fascismo, saranno proibiti, facendo così cessare una promettente e lucrosa attività per la città. La seconda costruzione nasce come albergo ed oggi accoglie la scuola e il convitto dell’Istituto Alberghiero di Stato. L’intero complesso è in stile eclettico in cui sono presenti elementi tratti dalla classicità come fregi a triglifi e metope, trabeazioni, basi, volute ed elementi tipici dello stile floreale lì dove c’è una sovrabbondanza di motivi vegetali più o meno stilizzati. L’Istituto Alberghiero, nonostante le varie vicissitudini subite come il periodo di abbandono, la requisizione da parte delle autorità dello Stato per destinarlo a centro raccolta in-ternati “tripolini”, prima, poi di prigionia degli inglesi da parte dei tedeschi, ancora a smistamento profughi dal fronte di Cassino ed infine ad ospitare gli Uffici della Provincia di Frosinone, trasferita a Fiuggi, durante gli anni 1944-1945 si è conservato molto bene. Si può, infatti, ancora ammirare il salone delle feste con la sua ricca decorazione a stucco e gli artistici lampadari. In base all’esistenza di alcuni documenti possiamo anche ricostruire la storia del teatro e tra questi una perizia della proprietà - Società Anonima Alberghi e Terme - eseguita nel maggio 1937 che a proposito del teatro afferma “che è costruito con pareti in parte in cemento armato e in parte a mattoni forati come quelle dell’albergo. La galleria è caratteristica per la ringhiera in ferro e ghisa galvanizzata, riccamente decorata e per i due palchetti riservati ai lati, verso il palcoscenico. In fondo alla sala vi è il palcoscenico con bocca d’opera in muratura. Le pareti della sala, i soffitti le colonne e la cupola sono decorate con cornici ed ornati da stucco e tinteggiati a gesso. Il pavimento è formato con un tavolato in pendenza con tavole battentate posate sopra un solaio in cemento armato e così pure il piano del palcoscenico. Il telone di chiusura è in velluto con frange decorative. Nella platea vi sono quattrocento poltrone in ferro, imbottite con sopra stoffa di velluto e con sedile a bilico, mentre in galleria ci sono trecento sedie di legno formate da tavole”. La relazione peritale continua poi a descrivere altre caratteristiche di tutto il complesso. La proprietà del complesso passa in proprietà agli eredi di Elia Federici di Roma e sta andando verso un grave deperimento incidendo anche nell’aspetto urbanistico e architettonico della città, per cui forti sono le pressioni della pubblica opinione perché il Comune provvedesse all’acquisto ed alla sua ristrutturazione per cui nell’anno 1964 il sindaco Renzo Silvestri, delibera l’acquisto dell’immobile per la cifra di 60 milioni finanziato da un mutuo di pari importo concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti. In considerazione che l’intero immobile ha subito notevoli danni e distruzioni a causa degli eventi bellici, il comune ottiene cospicui risarcimenti dallo Stato proprio per la riparazione di danni di guerra il cui importo contribuisce notevolmente alla sua ristrutturazione e adattamento alle nuove esigenze con la destinazione ad Istituto Alberghiero  di Stato una parte e l’altra a Teatro Comunale. La perizia del 1963-64 - stilata dall’ingegnere Ridolfi di Fiuggi e dall’architetto Battelli di Roma – definisce l’edificio del teatro come “costruzione di rappresentanza” dell’intero complesso e un ambiente di lusso “per la ricchezza dei suoi stucchi, per l’arditezza delle sue coperture a cupola, per la luce degli ambienti, per i ferri battuti delle sue ringhiere”.

“Qui solo le strutture e le mura perimetrali sono rimaste intatte. Si sono salvati parte degli intonaci interni ed esterni e parte delle decorazioni a stucco, soglie e gradi di marmo, infissi in ferro, ringhiere. Sono completamente da rifare le coperture, le camere a canne, i pavimenti. Sono da rifare tutti gli impianti: elettrico, idrico, sanitario. Sono, ovviamente, da rifare tutte le tinteggiature sia interne che esterne e sono da rimettere tutti i vetri”.

Nei primi anni del suo funzionamento, oltre che ad esservi una casa da gioco tollerata dalle autorità, rappresenta un faro di splendore liberty e di promozione turistica - artistica perché esso diviene il centro della politica e mondana italiana, in quanto solo a Fiuggi è possibile incontrare gli esponenti della nobiltà lombarda, veneta, napoletana e siciliana, con i nomi più autorevoli del patriziato Romano. Così come è possibile incontrare oltre agli esponenti della politica, della diplomazia e un vasto mondo ormai scomparso cioè i nomi più belli dell’arte e della cultura, tra cui Ruggero Leoncavallo, Tito Schipa, che debutta per la prima volta proprio in questo teatro, Titta Ruffo, Ettore Petrolini, Trilussa al secolo Alberto Sallustri, Vittorina Lepanto, Anna Fougez, Pina Menichelli, Gabriella Besanzoni, Bianca Stagno Bellincioni, nonché i divi del teatro di allora: Armando Gill, Pasquariello, Alfredo Del Pelo, Alfredo Bambi, Raffaele Viviani il celebre trasformista Leopoldo Fregoli. Né mancano i nomi più noti del giornalismo italiano da Salvatore Barzilai, ad Alfredo Bergamini, da Olindo Malagodi a Tullio Giordana, da Luigi Cesana a Tommaso Smith e Matilde Serao, alla quale recentemente è stato dedicato il piazzale sottostante la Fonte Bonifacio VIII e la serie dei nomi potrebbe continuare all’infinito.

Il complesso viene ristrutturato negli anni 67/70 dall’impresa Francesco Paroli con progetto dell’architetto Franco Palpacelli. Per dire il vero un intervento, quest’ultimo, abbastanza rispettoso del preesistente ma poco ortodosso nella scelta di talune innovazioni, come l’esedra d’ingresso con struttura in alluminio anodizzato o i rinforzi strutturali metallici delle balconate interne e delle pilastrature lasciati a vista. A Franco Palpacelli vengono affiancati l’architetto Ivo Battelli e l’ingegnere Edoardo Ridolfi che si occupano della ristrutturazione dell’edificio ricettivo. La struttura del teatro viene ancora rinnovata nel 1998 su progetto dell’architetto Anelinda Di Muzio ma questa volta c’è un’attenzione maggiore nella ricerca delle forme e dei materiali storici originari. Infine dal 2017 al 2020 l’edificio sarà oggetto di lavori di manutenzione e recupero che portano nel 2021 ad una ristrutturazione completa diretta dall’Arch. Felice D’Amico con progetto curato dagli Arch. Dario Celesti, Gianluca Perosi e dall’Ing. Maurizio Basili. L’intero complesso costituisce un punto importante per le manifestazioni, convegni, mostre e per lo sviluppo della preparazione professionale di molti giovani che si dedicano alle attività alberghiere e turistiche. Della vita culturale del teatro ne approfondiscono gli aspetti Luca Simonelli e Francesca Quadrozzi in una loro ricerca di qualche anno fa:

Dal “Il Messaggero” del 17-18 Agosto

1911 leggiamo:

“Sabato a sera prossimo, sotto la direzione di una società francese si inaugurerà in Anticoli- Fiuggi il teatro - Carlini con spettacoli interessantissimi di varietà, che saranno pari alla aspettativa della numerosa e scelta colonia che si trova attualmente in Anticoli”.

Giuseppe ‘Peppino’ Girani che nel 1911 aprì i battenti dell’Hotel, dirigendone personalmente l’amministrazione e che volle al suo fianco per la gestione del ‘Cercle Privée des Etrangers’ nei cui ambienti si poteva giocare d’azzardo, una società francese diretta da Monsieur Epinad e da Monsieur Tibon. A gestire invece il teatro, dedicato all’ingegnere Carlini, di prossima apertura nell’Agosto dello stesso anno, Girani, già proprietario di due prestigiosi Hotel romani, contattò l’impresario Luigi Castelli. In un Grand Hotel che si rispetti non poteva certo mancare un caffè-concerto, il “Grand Kursaal” appunto; la struttura era inoltre dotata di parco, club, salone per le feste, salone per concerti, salotti e, come abbiamo già detto, di un teatro. Fino dal Maggio del 1911, si annunciava sui giornali pubblicati in Roma come ad esempio ‘Il Messaggero’ e ‘Il Giornale d’Italia’, la prossima grande apertura nel Giugno seguente. Si trattò di un evento mondano non da poco, che coinvolse il fior fiore della società capitolina: accorsero all’inaugurazione ministri, senatori, deputati, diplomatici, personalità della politica, delle scienze, delle arti. Nel mese di Luglio il Grand-Hotel ospiterà il Ministro degli Esteri Di San Giuliano, il Sindaco di Roma Ernesto Nathan e altre personalità del Governo che facevano seguito al Capo del Governo On.Giovanni Giolitti.Il Grand Hotel, con la sua serie di intrattenimenti, si affermò per primo sulla scena. Gli spettacoli che si susseguirono durante le prime cinque stagioni estive, compresero spettacoli di Varietà di ottimo livello: gli artisti che venivano scritturati di volta in volta per repliche più o meno giornaliere, infatti, dovevano essere necessariamente all’altezza dello scelto pubblico che frequentava l’Hotel. Si tratta di grandi figure quali ad esempio Ettore Petrolini, frequentatore abituale della fonte. E ancora Alfredo Bambi, artista del varietà diventato famoso e indimenticabile interprete de ‘Il Fattaccio’ e Gennaro Pasquariello, asso della canzone napoletana. La famosissima compagnia comica Galli - Ciarli - Bracci- Guasti - Sichel. La compagnia dialettale di Edoardo Scarpetta,con al seguito il figlio Vincenzo (Silvio D’Amico lo chiama sempre Vincenzino come a sottolinearne la pochezza artistica) e i nipotini Titina Eduardo e Peppino che facevano i loro primi passi sulle scene. Seguirono le apparizioni di Armando Gill, cantautore napoletano ante litteram. Un’altra illustre napoletana, la grande cantante Elvira Donnarumma deliziò lo scelto pubblico, e ancora Primo Cuttica, che come ricordiamo, sulle orme del comico parigino Polin si esibiva facendo ‘macchiette’ tratte dalla vita militare. E ancora Raffaele Viviani, Mistinguett addirittura, calcarono le scene del nuovo teatro. Nel salone dei concerti, Tito Schipa tenne un primo grande concerto, al quale ne seguirono degli altri. Toto Amici ‘insigne chitarrista’. Il grande tenore Titta Ruffo e anche Vittorio De Sica, come ricordiamo nato a Sora il 7 Luglio 1901, giovanissimo esordisce al Grand-Hotel come ‘dicitore di canzoni’. La fitta programmazione di eventi comprenderà inoltre, spettacoli di prosa, Opere Liriche, Operette, serate di beneficenza, serate d’onore, concerti bandistici all’aperto.

Nel 1914, Fiuggi raggiunge uno dei periodi di massimo splendore:è proprio in questo anno che il Re d’Italia, la Regina Elena di Montenegro Savoia, il principe Umberto, le principesse Iolanda, Giovanna, Mafalda soggiornano presso il nuovo Palazzo della Fonte, attirando nel centro termale tutta la mondanità italiana.

Dopo la Prima Grande Guerra, Fiuggi torna a splendere e il Grand-Hotel riprende la programmazione di eventi e spettacoli. A questo punto si rende necessaria una precisazione: essendo Fiuggi una località turistica a carattere ‘stagionale’ va da sé che il programma di spettacoli avrebbe dovuto comprendere nel lasso di tempo di una stagione, più o meno da Maggio a tutto Settembre, quanti e più diversi generi di spettacolo possibili per soddisfare le diverse esigenze di intrattenimento: quindi i vari generi spettacolari, dal varietà alla prosa ai concerti bandistici alle serate di beneficenza si alternavano per soddisfare tutte le richieste. A differenza infatti dei teatri tradizionali dedicati alla lirica o alla prosa o a differenza dei teatri di varietà la programmazione quindi avrebbe dovuto necessariamente comprendere tutti i generi di intrattenimento, essendo dedicata alla colonia villeggiante e alla cittadinanza. Questa caratteristica di compresenza dei vari generi spettacolari caratterizza ancora oggi la programmazione estiva della città.

 "Tratto da cronache di architettura in una città termale" di Felice D'Amico. 

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